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La violenza psicologica nella coppia: Soluzioni legali e psicologiche

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La violenza psicologica è più difficile da identificare rispetto ad altre forme di maltrattamento. Si manifesta nella coppia spesso a danno delle donne e attraverso comportamenti offensivi e umilianti, soprattutto volti a minare l’autostima della vittima, a controllarne ogni aspetto della vita e a isolarla dal contesto sociale. Chi la esercita mette in atto una serie di comportamenti che hanno per obiettivo la svalutazione sistematica della persona, il controllo ossessivo delle sue attività quotidiane e l’isolamento da amici e familiari. Questi atti hanno lo scopo di far sentire la vittima inadeguata e dipendente dall’aggressore, creando un condizione di abuso e dipendenza difficile da interrompere.

 

Caratteristiche della donne vittime della violenza psicologica e delle modalità che subiscono 

 

Secondo uno studio dell’Istat, la violenza psicologica è più diffusa tra le donne più giovani (35% per le 16-24enni rispetto ad una media del 26,5%) e tra le donne con titoli medio alti. Una delle caratteristiche che distingue la violenza psicologica è la natura ciclica della messa in atto di alcuni comportamenti. A danno della vittima si alternano periodi di calma a episodi di intensa aggressività. Questo pattern contribuisce a confondere e destabilizzare la vittima, la quale può sviluppare gravi conseguenze sulla salute mentale, come ansia, depressione, disturbi da stress post-traumatico.

 

I segnali che aiutano a riconoscere la violenza psicologica subita

 

Riconoscere la violenza psicologica in una relazione di coppia è cruciale per poter intraprendere azioni a tutela della propria salute mentale e fisica e per la tutela dei propri diritti. Ecco alcuni segnali da non sottovalutare:

 

  • Controllo Ossessivo: Il partner cerca di controllare ogni aspetto della vita dell’altro, dalle amicizie che frequenta alle decisioni personali, come l’abbigliamento o le scelte di carriera.
  • Isolamento: Allontanamento da amici e familiari, limitazione dei contatti sociali allo scopo di mantenere controllo sul partner.
  • Deprezzamento: Critica costante su tutto quello che fa il partner, dall’aspetto fisico, alle opinioni, ai successi, allo scopo di minare fortemente l’autostima del partner.
  • Manipolazione emotiva per suscitare sensi di colpa o per indurre il dubbio dell’esatta percezione della realtà attraverso la gaslighting.
  • Ricatto Emotivo allo scopo di ottenere dalla vittima quello che si vuole, minacciando conseguenze negative in caso di non conformità.
  • Violazione della Privacy e controllo dei dispositivi elettronici, violazione delle chat e monitoraggio delle tue attività online senza alcun consenso.
  • Intimidazione e comportamenti minacciosi per incutere paura o per costringere il partner a sottomettersi alle volontà di chi esercita violenza.
  • Negazione e Minimizzazione: dei loro comportamenti abusivi, spesso attribuendo la colpa dei problemi nella relazione alla vittima.

 

La ricerca di aiuto e il percorso di uscita dalla violenza. Il sostegno psicologico e quello legale 

 

Il sostegno psicologico 

 

Nel percorso di uscita dalla violenza psicologica le vittime possono avvalersi della psicoterapia, che aiuta a elaborare i pensieri prendendo coscienza di sé e del proprio funzionamento in un ambiente sicuro e non giudicante, in cui esprimere i propri vissuti e ricevere sostegno. È fondamentale trovare il coraggio di rivolgersi a uno psicologo, un professionista che può guidare nel percorso di recupero e di riscoperta del proprio valore.

 

Il sostegno legale 

 

Sul fronte legale, le vittime di violenza psicologica hanno diritto a rivendicare indennizzi e protezioni con la separazione con addebito per violenza psicologica nelle cause di separazione e divorzio. Si tratta di un processo che identifica il coniuge responsabile della violenza come causa della rottura matrimoniale. Secondo l’articolo 151 del Codice Civile italiano, ove ne ricorrano le  circostanze  e  ne  sia  richiesto, il giudice attribuisce a quale  dei  coniugi   sia addebitabile la separazione, in considerazione del suo  comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio. La violenza psicologica rappresenta un grave motivo che rende intollerabile la prosecuzione della convivenza e può quindi giustificare l’addebito della separazione al coniuge aggressore, come stabilito dal Tribunale di Milano, con la sentenza n. 4669/2015.  Questo non solo ha significative conseguenze economiche, come la possibilità di ottenere indennizzo per la violenza subita e l’assegno di mantenimento, ma ha anche una rilevanza penale, con la dimostrazione in sede giudiziaria dell’esistenza della violenza. E non è tutto, infatti La Riforma Cartabia ha risolto il dubbio se riconoscere o meno il risarcimento dei danni in caso di separazione e divorzio, attribuendo al giudice la facoltà di agire anche d’ufficio per il riconoscimento del danno non patrimoniale anche nei casi in cui non sia stato riconosciuto l’addebito.

È ovvio che la vittima deve fornire prove concrete, come testimonianze, messaggi ecc, e per questo è opportuno avvalersi dell’assistenza di un avvocato. In alcuni casi, come illustrato da una sentenza del Tribunale di Milano, comportamenti lesivi della dignità e atti di violenza psicologica, documentati tramite messaggi minatori e testimonianze, hanno portato all’addebito della separazione nei confronti del coniuge aggressore la cui conseguenza delle violenze psicologiche perpetrate sulla coniuge l’avevano spinta all’abbandono del tetto coniugale. La sentenza dimostra il riconoscimento legale della separazione e divorzio per addebito a causa della violenza psicologica e il percorso di ripristino dei diritti  per le vittime.


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