La Corte d’Appello di Roma, con la sentenza n. 6973/2024, ha affrontato una complessa controversia in tema di usucapione tra parenti stretti, esaminando in particolare l’elemento psicologico del possesso, noto come animus rem sibi habendi , e il ruolo della tolleranza familiare. Questo caso rappresenta un importante chiarimento giurisprudenziale sul diritto immobiliare e sulla difficoltà di dimostrare l’usucapione in presenza di vincoli familiari, nel caso tra genitore e figlio, fornendo spunti utili per professionisti del diritto e cittadini.
Il contesto della controversia per il riconoscimento dell’usucapione tra genitore e figlio
La vicenda trae origine da una domanda di usucapione proposta da un figlio nei confronti del genitore per un immobile di proprietà familiare. Il ricorrente ha sostenuto di aver posseduto l’immobile in modo esclusivo per oltre vent’anni, effettuando interventi di manutenzione e utilizzando l’immobile come un proprietario. Il Tribunale di Latina, in primo grado, aveva rigettato la domanda, ritenendola inammissibile per mancanza di prova sufficiente.
In appello, il figlio ha contestato tale decisione, sollevando questioni legate alla legittimazione e alla prova dell’effettivo possesso.
Usucapione e tolleranza nei rapporti familiari
La Corte d’Appello ha approfondito il ruolo della tolleranza nei rapporti familiari, richiamando l’art. 1144 del Codice Civile. Questo articolo dispone che in caso di possesso tollerato, non si può reclamare l’usucapione. In particolare nei casi di usucapione tra genitore e figlio vige la:
- Presunzione di tolleranza: Nei rapporti tra genitori e figli, il lungo possesso di un immobile viene spesso considerato tollerato, piuttosto che esclusivo, in virtù del legame affettivo e delle dinamiche familiari.
- Durata del possesso: Anche una lunga durata non è sufficiente a superare la presunzione di tolleranza nei casi di stretta parentela, a differenza dei rapporti “labili e mutevoli”, dove la tolleranza potrebbe essere esclusa.
La prova dell’usucapione nei casi di possesso tra parenti stretti
La Corte ha ribadito che l’onere della prova del possesso grava sul soggetto che invoca l’usucapione. È necessario dimostrare i due elementi:
- Corpus: La disponibilità materiale del bene.
- Animus possidendi: L’intenzione di possedere il bene come proprietario, esercitando un dominio esclusivo e contrastante con i diritti altrui.
Nel caso di specie, il figlio non è riuscito a dimostrare che il possesso era incompatibile con la tolleranza del genitore, anche a causa della consapevolezza delle difficoltà economiche familiari e della proprietà formale del genitore.
La decisione della Corte d’Appello sul caso
La Corte ha confermato il rigetto dell’appello, evidenziando che:
- Il possesso esercitato dal figlio era tollerato dal genitore, senza un contrasto chiaro con i diritti di proprietà.
- Il tempo decorso dal 2005 al 2011 non era sufficiente per maturare il termine ventennale richiesto per l’usucapione.
- Le prove addotte dal ricorrente, inclusa la testimonianza sulla manutenzione dell’immobile e la disponibilità delle chiavi, non dimostravano un possesso uti dominus
Implicazioni giuridiche e pratiche del caso sull’usucapione tra parenti
FAQ: Usucapione nei Rapporti Familiari
1. Che cos’è l’usucapione?
L’usucapione è un istituto giuridico che consente a chi possiede un bene immobile (o un altro diritto reale) per un determinato periodo di tempo, in modo continuativo e con determinate modalità, di acquisirne la proprietà.
2. È possibile ottenere l’usucapione di un bene appartenente a un familiare?
Sì, è possibile, ma è più difficile rispetto ai rapporti tra estranei. Nei rapporti familiari, si presume che il possesso sia tollerato e non esercitato con animus possidendi , cioè con l’intenzione di possedere il bene come proprietario esclusivo.
3. Qual è il ruolo della tolleranza nei rapporti familiari per l’usucapione?
La tolleranza è una presunzione che opera nei rapporti familiari stretti (come tra genitori e figli). Il legame affettivo giustifica la concessione dell’uso del bene senza che ciò costituisca un vero possesso. Questo rende più difficile dimostrare l’usucapione.
4. Quali prove servono per dimostrare l’usucapione?
È necessario dimostrare:
- Corpus : La disponibilità materiale del bene.
- Animus possidendi : L’intenzione di possedere il bene come proprietario esclusivo, incompatibile con il diritto del proprietario formale.
5. La durata del possesso è sufficiente per ottenere l’usucapione?
No, la durata della sola non è sufficiente, specialmente nei rapporti familiari. È necessario dimostrare che il possesso sia stato esclusivo, continuo e non tollerato dal proprietario.
6. Come si applica l’art. 1144 del Codice Civile all’usucapione?
L’art. 1144 cc prevede che il possesso tollerato non è valido per l’usucapione. Nei rapporti familiari, la tolleranza è spesso presunta, salvo prova contraria.
7. Quali sono le difficoltà principali per ottenere l’usucapione in ambito familiare?
La principale difficoltà è superare la presunzione di tolleranza e dimostrare che il possesso è stato esercitato in modo esclusivo e contrastante con i diritti del proprietario formale.
8. Quali sono state le motivazioni della Corte d’Appello di Roma nel rigettarne l’appello?
La Corte ha stabilito che:
- Il possesso del figlio era tollerato dal genitore.
- Non era decorso il termine ventennale per l’usucapione.
- Le prove addotte non dimostravano un dominio esclusivo sul bene.
9. È possibile ottenere l’usucapione senza superare la presunzione di tolleranza?
No, la presunzione di tolleranza deve essere superata con prove chiare ed evidenti, specialmente nei rapporti familiari dove essa opera automaticamente.